GIM-18843 OSPEDALE C.PIANO | amiata-in-vetrina
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OSPEDALE DI CASTEL DEL PIANO 

 

Il Nosocomio di Castel del Piano, come asserito negli statuti del comune amiatino,  esisteva già nel 1571 “sotto il titolo di Sant’Antonio Abate”.

Lo “spedale” era forse ubicato in Via dell’Ospizio, dove sulla facciata di un edificio esiste ancora un ideogramma che potrebbe rappresentare la data 1481 ed un simbolo simile a un’ampolla per uroscopia detta “matula” (metodo medievale per lo studio delle urine) a forma di vescica “di vetro bianco, sottile, chiaro, molto trasparente, meglio ancora se di cristallo o Vetro di Venezia… la matula divenne il simbolo del medico” (osservazione del prof. John Henderson, Cambridge).

In seguito, nel 1785, fu decisa la fondazione del Regio Spedale di San Giovanni Battista della Misericordia che usufruì delle rendite del soppresso convento di San Processo ubicato,  secondo la maggior parte degli studiosi, in Via dell’Ospedale Vecchio ed esattamente nell’attuale sede della filarmonica Rossini.

Il 19 febbraio 1891 muore all’età di 77 anni in Piazza Santa Croce a Firenze il commendatore avvocato Giuseppe Vegni, alto funzionario del Regio Economato Generale del capoluogo toscano.

Celibe, senza figli, il 31 agosto 1883, redige un testamento nel quale dispone che tutto il suo patrimonio venga devoluto allo spedale di Castel del Piano per l’istituzione “di una sala presso lo spedale stesso atta a ricevere gli ammalati convalescenti del luogo pio, in quel maggior numero che le rendite della mia eredità lo permettano.”

Tale sala  doveva servire a ricoverarvi “per uno spazio di tempo da determinare volta per volta secondo le circostanze, i malati che escono dallo spedale e sono tutt’ora bisognosi di riguardo, preferendo sempre i febbricitanti in convalescenza” dando la precedenza ai malati provenienti dalla frazione di Montegiovi, borgo che gli aveva dato i natali.

Nell’ultima manifestazione di volontà del 22 luglio 1884 viene disposta anche la fondazione, presso lo spedale stesso o altrove, di un ricovero per gli invalidi, destinando al servizio di quello le suore infermiere di carità.”

Giuseppe Vegni discendeva da una famiglia oltremodo religiosa che annoverava fra i suoi antenati il Vescovo di Sovana Antonio Vegni, il nipote Domenico Andrea Vegni, vescovo di Montalcino e il sacerdote Pietro Giacomo Vegni, noto per aver descritto l’epidemia scoppiata a Montegiovi nel dicembre 1776.

La sua profonda religiosità traspare anche da un passo del suo testamento: “ai ricoverati di questa sala domando la recita di un De Profundis prima di tornare alle case loro in suffragio mio e dei miei cari congiunti”.

Questa iscrizione figura sotto il suo ritratto fotografico appeso all’ingresso dell’attuale Ricovero Vegni.

L’appalto della costruzione del “Pio ricovero Vegni per convalescenti ed invalidi” nella parte nuova del paese fu affidato il 13 gennaio del 1904 ed il primo aprile dello stesso anno fu posta la prima pietra: capomastro muratore Pietro Scarpini di Castel del Piano, direttori dei lavori i cavalieri Eugenio e Damaso Monaci.

Il vecchio ospedale cessò la propria attività il 1° agosto 1911 e fu trasferito nell’immobile Vegni.

Dai documenti esistenti si può rilevare che ricovero ed ospedale sono stati sempre separati dal punto di vista amministrativo.

Risulta inoltre che il 18 settembre 1911 il presidente dello Spedale offrì in vendita al Comune di Castel del Piano il locale del vecchio nosocomio. Sembra, infatti, che sia stato riaperto nel 1916 in occasione dell’epidemia di “spagnola, la nota influenza virale che anche a Castel del Piano mieteva numerose vittime.

Oltre alla sua peculiarità di filantropo benefattore, il Vegni è noto anche per l’attività di “colto” collezionista (C. Alessi), raffinato intenditore di opere d’arte, che lo portò a possedere, fra le altre opere, un autoritratto (pastello su carta) di Rosalba Carriera (1675 – 1757), a detta di Tiepolo e Watteau, “la più grande ritrattista dell’epoca”, acquistato probabilmente tra gli anni ’80 e ’90 dell’ottocento.

Altra benefattrice e autrice di una donazione all'Ospedale di Castel del Piano la Sig.ra Lucia Angelucci di Montegiovi.

 

Le notizie sul Ricovero Vegni e l'Ospedale sono state cortesemente fornite dal Dottor Marco Farmeschi di Castel del Piano.

 

L’ospedale è stato, con il passare degli anni, ridimensionato, ma rimane ugualmente un punto di riferimento importantissimo per le popolazioni di tutto il comprensorio amiatino.

 

Sulla funzionalità e validità del Nosocomio di Castel del Piano posso esprimere un personale giudizio essendo stato ricoverato circa un mese nella struttura per problemi di una certa gravità.

Ho trovato medici di alto livello professionale ed umano, competenti, cordiali, disponibili, alla mano, sempre pronti a rispondere alle esigenze dei pazienti e dei loro familiari.

Ciò vale anche per il personale paramedico che assiste ogni “ospite” con generosità, cortesia, altissimo senso del dovere, competenza.

Concludendo, posso affermare che all’interno della struttura si respira un’aria familiare che mette a proprio agio,  infonde fiducia, sicurezza e speranza in ogni paziente.

 

 

 

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