GIM-18843 E. BALDUCCI | amiata-in-vetrina
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PADRE ERNESTO BALDUCCI

 

Padre Ernesto Balducci, primogenito di quattro figli (Agnese, Maria e Beppina), nacque a Santa Fiora il 6 agosto 1922 e nel corso della sua vita ha sempre rievocato il paese che gli aveva dato i natali come un luogo fondamentale della sua formazione umana e religiosa.

 

Suo padre Luigi era minatore e la famiglia viveva «ai margini tra la miseria e la povertà»; da quell'ambiente, che egli ricordava come caratterizzato da grandi sacrifici e dedizione al lavoro e da una fede intessuta di laicità, aveva tratto molti motivi ispiratori della sua religiosità e uno stile peculiare di sobrietà e riservatezza. Inoltre egli sentiva come un dovere di fedeltà al suo popolo e alle sue origini la necessità di «dare voce» alle lotte e alle istanze di giustizia dei più poveri, dai minatori dell'Amiata agli emarginati della città come del terzo mondo.

 

In una intervista autobiografica a cura di Luciano Martini, edizioni Piemme, Casale Monferrato 2000, E. Balducci, "Il cerchio che si chiude" , così si esprime in merito alle sue origini in terra santafiorese.

«Mi sono spesso domandato che ne sarebbe stato di me se fossi nato in una città chiassosa e illuminata, in una tranquilla famiglia borghese.

Ma sono nato nel silenzio di un paese medioevale, sulle pendici di un vulcano spento e in una cornice umana dove era difficile discernere il confine tra la realtà e la fiaba.

Sono cresciuto avvolto in un silenzio che mi dava spavento e mi avvezzava ai contatti col mistero. E' stata una grazia? È stata una circostanza casuale che ha condizionato la mia libertà per sempre? Queste domande si spengono nel silenzio e cioè nel giusto posto».  

 

Entrato da adolescente, con una borsa di studio, nel collegio degli Scolopi chiamato «Speranzinato», decideva successivamente di prendere i voti e di assumere il sacerdozio. La sua "ordinazione" risale al 26 agosto 1945.

Fu subito inviato nella Firenze liberata, dove insegnò nelle Scuole Pie Fiorentine e si laureò in Lettere nel 1950 con una tesi su Antonio Fogazzaro.

 

Mentre frequentava molti intellettuali fiorentini, tra cui Giovanni Papini, già dalla fine degli anni 1940 collaborò con Giorgio La Pira nei gruppi giovanili della San Vincenzo. Successivamente nei primi anni 1950 fondò il "Cenacolo", un'associazione che univa l'assistenza di tipo caritativo a una forte attenzione ai problemi politici e sociali nonché ai temi teologici e spirituali. L'attività del Cenacolo fu al centro delle iniziative sulla pace promosse da Giorgio La Pira. Balducci fu tra gli estensori dell'appello per il convegno «Pace e civiltà cristiana» del 1954, convocato sul tema «Cultura e Rivelazione» e teso a incoraggiare il dialogo fra culture diverse, nel superamento di un'ottica puramente rivolta all'Europa e alla cultura occidentale. In quegli stessi anni Balducci invitava regolarmente ai convegni annuali dei preti scrittori Don Primo Mazzolari.

 

Nel 1958 fondò la rivista Testimonianze, con un gruppo di amici e giovani legati al "Cenacolo" e iniziò un'intensa attività pubblicistica su temi ecclesiologici. Il nome della rivista si richiamava a una fede fondata sul valore della testimonianza, secondo il modello spirituale dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld.

 

L'ostilità della Curia diocesana, riflesso delle censure verso i fermenti innovatori nella Chiesa cattolica che caratterizzarono l'ultima fase del pontificato di papa Pio XII, gli valse l'allontanamento da Firenze. L'"esilio" a Frascati e poi a Roma, dove seguì gli eventi legati al pontificato di papa Giovanni XXIII, gli diede l'occasione di uno sguardo ravvicinato al rinnovamento del Concilio Vaticano II, del quale fu un attento sostenitore, impegnato nello studio e nella divulgazione del dibattito conciliare.

 

In quegli stessi anni Balducci affrontò molte polemiche e conflitti causati dalle sue prese di posizione. Dopo la pubblicazione, il 13 gennaio 1963, di un articolo-intervista intitolato"La Chiesa e la Patria", sul Giornale del Mattino, nel quale aveva difeso l'obiezione di coscienza, come don Danilo Cubattoli e don Lorenzo Milani, tra il 1963 e il 1964 subì un processo, conclusosi con la condanna per apologia di reato e la parallela denuncia al Sant'Uffizio a partire dalle stesse accuse.

 

Nel 1965 Balducci riuscì a riavvicinarsi a Firenze, alla Badia Fiesolana della diocesi di Fiesole, grazie anche all'intervento di papa Paolo VI. Negli anni 1970 fu uno degli artefici del dialogo con il mondo legato al Partito Comunista Italiano in nome dell'abbattimento di molte frontiere culturali e politiche. La sua delusione per quel che riteneva un mancato rinnovamento ecclesiale e religioso, lo portò a un sempre più marcato distacco dai temi della riforma ecclesiale. Rimproverava alla Chiesa di essere rimasta troppo ancorata a una prospettiva ecclesiocentrica.

 

Negli anni ottanta fu un ascoltato leader nella campagna per il disarmo. Attraverso la rivista Testimonianze promosse i convegni intitolati "Se vuoi la pace prepara la pace" e nel 1986 fondò la casa editrice Edizioni Cultura della Pace (ECP). La sua riflessione divenne più vasta e ricca di articolazioni, tesa a dare forti basi culturali a un nuovo "umanesimo planetario". Tutte le collane delle ECP (come «Uomo Planetario» e «Enciclopedia della Pace») andavano in questa direzione. L'impegno intellettuale e organizzativo di Balducci era ormai un progetto ambizioso di rilettura e comprensione globale della realtà contemporanea all'interno di un paradigma culturale basato sul rafforzamento di una nuova cultura della pace.

 

Nella collana «Maestri» pubblicò le biografiedi Giorgio La Pira (1986), Mahatma Gandhi (1988) e Francesco d'Assisi (1989), e scrisse l'ultimo libro: Montezuma scopre l'Europa, (1992).

La riflessione di Balducci si allargò verso i grandi "temi planetari" dei diritti umani, del rispetto dell'ambiente, della cooperazione, della solidarietà e dellapace, in una frontiera culturale tra credenti e non credenti. Sintomatico un suo contributo sulla rivista Testimonianze del 1983 dove denunciò la visione eurocentrica del mondo, rendendo omaggio all'islam, definendolo "il nesso vitale" dell'Europa medievale con la civiltà ellenica.

 

Morì nel 1992, per un grave incidente stradale. La sera precedente aveva tenuto la sua ultima conferenza a San Giovanni in Persiceto (BO). Nello stesso anno gli fu conferito il Premio Nazionale Cultura della Pace alla memoria.

 

 A seguito della sua morte, su iniziativa di un Comitato, subito organizzato da un gruppo di amici, collaboratori ed estimatori di Balducci e grazie alla disponibilità mostrata dai padri Scolopi e dagli eredi di padre Balducci, è stata costituita, il 25 febbraio 1995, una Fondazione intitolata a suo nome con lo scopo di custodirne il patrimonio librario e archivistico, di raccoglierne e pubblicarne gli scritti, di coordinare l'attività delle realtà che si richiamano al suo impegno e di tentare di mettere a frutto il seme lasciato da una personalità così ricca e poliedrica. Nelle motivazioni che spiegano l'iniziativa viene affermato:

"La scomparsa di un uomo così ricco, la cui parola e riflessione era molto significativa per tanti che a lui si riferivano, pone agli amici il difficile problema di una eredità.Il rispetto della ricchezza, pluralità e laicità del suo pensiero, ha suggerito modalità precise che rispettassero profondamente tale sua impostazione. In primo luogo si è voluto rendere omaggio a questa memoria promuovendo la catalogazione del suo archivio e biblioteca e una serie di studi sulla sua attività, senza alcuna pretesa di volere ‘conservare’ o tramandare una immagine precisa o una memoria già caratterizzate, secondo priorità o profili o schemi di giudizio predefiniti. Si è voluto in questo modo sottolineare che non esiste una eredità di Balducci lasciata come in esclusiva agli amici che hanno condiviso tante esperienze con lui, ma che la valorizzazione della pluralità delle forme e delle ispirazioni della sua presenza potesse e dovesse essere il momento caratterizzante di un modo di rendergli omaggio che valorizzasse la laicità della impostazione del suo pensiero e del suo operare. Si è pertanto costituito un Comitato fin dal 1992, che promuovesse la nascita della Fondazione a lui intitolata, con l’intento di valorizzare e gestire l’archivio e la biblioteca, di creare un collegamento organico con le tante realtà, gruppi e persone che a lui si riferiscono, di continuare e sviluppare la riflessione su quei temi cruciali per la società, la Chiesa, la vita culturale e civile del nostro paese, che in lui trovano ancora motivo di orientamento.    

 

Le notizie sono state estrapolate da Wikipedia e dal sito della Fondazione Balducci di Santa Fiora

 

 

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