GIM-18843 ARCIDOSSO | amiata-in-vetrina
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Arcidosso sorge ai piedi del Monte Amiata, versante occidentale, sovrastato da immensi boschi che si innalzano verso la vetta della montagna. 

E' un comune molto vasto che si estende dai circa 1600 metri della parte alta del monte, con le sue maestose faggete, alle vallate che degradano verso la Maremma dove si incontrano vaste aree coperte da rigogliosi castagneti, oliveti e vigneti.  A sud ovest parte del territorio è interessata  dai rilievi pietrosi che avvolgono il monte Labbro sulla cui cima David Lazzaretti si ritirò, fondò il movimento Giurisdavidico ed eresse l'eremo dove si riunivano i suoi seguaci.

Il  Monte Labbro, Labro o Labaro, è anche un luogo di grande interesse panoramico che consente di spaziare verso l'orizzonte e nelle giornate più terse osservare la catena appenninica, la costa maremmana con l'Isola del Giglio, l'Isola d'Elba, a sud est  il Lago di Bolsena, parte del Lazio, ad est la Val d'Orcia, le Crete Senesi.

Arcidosso è storicamente considerato uno dei centri più importanti del Monte Amiata tra le province di Grosseto e Siena.

Il suo nome viene citato per la prima volta in un documento del 4 marzo 1860 e con tutta probabilità deriva dai sostantivi latini arx e dossum, ovverosia fortezza e dosso.

Il  caratteristico paese amiatino, a partire dal XII  secolo,  subì il dominio degli Aldobrandeschi, nobile famiglia della Contea di Santa Fiora, che  lo fortificarono ed eressero  il castello che porta il loro nome con   l'aiuto degli abitanti di Casal Roveta, Talassa e Montoto.

Nel 1331  il condottiero Guidoriccio da Fogliano,  a capo dell'esercito senese, mise sotto assedio  il paese, che fu alla  fine  sottomesso  alla Repubblica  di Siena il cui dominio durò fino  al 1559, data in cui  passò ai Medici di Firenze, che nominarono in loco un capitano di giustizia. Ottenne così il ruolo di "capitale" amministrativa  dell'Amiata e ricevette le visite dei Granduchi Cosimo II nel 1612 e Leopoldo  II nel 1842.    

Nel periodo di sudditanza al Granducato di Toscana Arcidosso vantò il primato  demografioco arrivando ad una popolazione di 12.000 abitanti, il quadruplo  del capoluogo di  provincia Grosseto.

Negli stessi anni ed in seguito alla costituzione  dello Stato unitario italiano Arcidosso divenne sede di Pretura.

Con il tempo  ha subìto  una drastica riduzione demografica .

Al 31  dicembre 2014  la popolazione residente ammont a a  4.296 unità.

Lo stemma del comune amiatino è rappresentato da uno scudo  sannitico di colore rosso  e verde in  cui troneggia una fortezza con torre dalla quale spunta una quercia.

 

NOTIZIE ATTINTE DA WIKIPEDIA  (https://it.wikipedia.org/wiki/Arcidosso)

 

 

Arcidosso è un luogo di fede di notevole importanza ed è conosciuto a livello locale ed oltre le frontiere per il Movimento Giurisdavidico fondato da David Lazzaretti, il "profeta dell'amiata" e la presenza nelle campagne del suo territorio della Comunità tibetana Merigar West di cui parliamo a parte.

Vanta altresì un numero elevato di Chiese, Santuari e Monasteri.

Ne cito i più importanti.

 

 

 

 

LUOGHI DI CULTO

 

               

 

                                                                                CHIESA DI SAN NICCOLO'

 

La chiesa di San Niccolò  è  ubicata nella parte alta del paese, nelle immediate adiacenze  del Castello Aldobrandesco.

Fu edificata intorno alla metà del XII secolo  a navata unica  collegata alla cappella laterale. 

Nel XVII secolo  fu  completamente ristrutturata ed acquisì il vicino oratorio di Santa Croce che divenne la navata laterale sinistra. Fu altresì  arricchita di decorazioni, con l'aggiunta di due altari ed una acquasantiera.

Un ulteriore intervento di restauro che le ha conferito l'aspetto di stile neoromanico è avvenuto tra il  1934 e il  1943.

 

CHIESA DI S.ANDREA

 

 

La Chiesa di Sant'Andrea, situata presso Porta Talassese, è citata  sin dal  1188.

Ampliata una prima volta nel 1672, fu consolidata da Leonardo  Ximenes nel 1872

e la parte presbiteriale divenne sede della Confraternita della Misericordia.

Nella sua sede si trovano i resti del  celebre poeta di Arcidosso Giovan Domenico Peri. 

 

 

 

 

SANTUARIO MADONNA  DELL'INCORONATA

 

 

Il santuario della Madonna delle Grazie  o  Madonna dell'Incoronata è stata edificata come ex voto  per la fine della peste del 1348 e in origine   era di piccole dimensioni. I suoi ampliamenti iniziarono nel Quattrocento e proseguirono nei secoli successivi.

La facciata presenta tre portali architravati inframmezzati da finestroni

rettangolari. Nel barocco altare maggiore in stucco è conservata una quattrocentesca Madonna col Bambino attribuita a Pellegrino di Mariano Rossini.

Tra le altre opere, la quattrocentesca Madonna della Misericordia,   lo stendardo raffigurante la Vergine in gloria tra i Santi Sebastiano e Rocco, il Miracolo della Neve  di Ventura Salimbeni, la Madonna col Bambino e San Giovannino (1726) di Giuseppe Nicola Nasini. Di particolare interesse la tela

datata 1736 e raffigurante Papa Celestino V nell'atto di rinuncia davanti a Giovanni Battista e ai piedi della Vergine in trono con Bambino. Claudia Cinquemani, studiosa locale, ha recentemente scoperto che la tela è una copia di altro autore, tratta dalla celebre e più antica opera del 1688 Madonna con Giovanni Battista, Pier Celestino e San Luca di Marcantonio Franceschini, custodita nella chiesa di San Pietro dei Celestini a Bologna. La scoperta è riportata nel testo La luce della dea. Viaggio tra Lamula e dintorni.

 

CHIESA DI SAN LEONARDO

 

 

La Chiesa di San Leonardo, situata nel terziere di Codaccio, viene ricordata a partire dal 1188.

All'inizio benedettina, passò ai monaci cistercensi nel 1228.

Fu ampliata negli anni tra il XVI e il XVII secolo e nel 1950   ristrutturata dall'architetto Egisto Bellini a seguito di danneggiamenti subiti durante la guerra (1944).

All'interno un altare monumentale in trachite di

Pietro Amati,  pregevoli opere pittoriche rinascimentali e barocche.

 

 

PIEVE DI SANTA MARIA A LAMULA O LAMULAS
 

 

La Pieve di Santa Maria a Lamula, situata ai piedi della frazione di Montelaterone è il più famoso edificio religioso del territorio arcidossino.

Nell'837 l'abbazia di San Salvatore assegnò il terreno ai monaci benedettini per l'edificazione del Santuario e sorse in poco tempo la "cellam sancte Mariae ad Lamulas".   

In un documento del 996  già si legge della concessione di papa Gregorio V all'abate Winizzo di battezzare nella chiesa.

Nel XII secolo il santuario  venne "promosso" a pieve, divenendo un importante centro culturale e religioso. 

La pieve è legata ad una leggenda secondo cui una mula si inginocchiò davanti al suo portale per rendere omaggio alla statua della Madonna, lasciando miracolosamente le sue impronte sulla pietra. Le impronte delle ginocchia della mula sono ancora oggi visibili sulla pietra di fronte al Santuario.

 

CHIESA SANTA MUSTIOLA

 

La chiesa, situata a poca distanza da Arcidosso, tra gli insediamenti di Capannelle e Bagnoli, conserva ancora integre, malgrado alcuni rimaneggiamenti, le originarie strutture romaniche. Attualmente presenta una struttura a croce latina, con il transetto situato al termine dell'unica navata e un'abside semicircolare. L'impianto originario era però privo del transetto. Il braccio sinistro infatti, rivestito di conci di trachite simili a quelli della restante cheisa, si appoggia stratigraficamente al fianco sinistro della navata e alla corrispondente parete terminale. Il braccio destro è all'esterno intonacato e parzialmente nascosto da altre strutture. Frutto di un moderno intervento sono inoltre i quattro piccoli archi a tutto sesto che all'interno separano i bracci del transetto dalla navata. La facciata, che è stata parzialmente rimaneggiata durante il restauro ottocentesco, è caratterizzata da un portale architravato e sormontato da un arco a tutto sesto. L'originale struttura romanica è particolarmente apprezzabile nel paramento murario a filaretto e nell'esterno dell'abside semicircolare, alleggerita da una monofora strombata al centro e con altre due monofore tamponate nella parete.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

EDIFICI PUBBLICI

 

              CASTELLO ALDOBRANDESCO

 

 

Il Castello di Arcidosso è il più antico palazzo extraurbano di governo statale in Italia e uno dei più antichi d'Europa.

Vi risiedevano i Visconti del Monte Amiata nominati da Ugo e, successivamente, la casata Aldobrandeschi trasformò e ampliò la fortezza sopraelevando di due piani il palazzo, costruendo le sue torri e le due cinte murarie merlate, anch'esse provviste di torri.

L’inizio della costruzione del castello sembra risalire all’860, poco prima del pieno Medioevo, ad opera della famiglia Aldobrandeschi.

La struttura sarebbe stata eretta su preesistenti costruzioni di epoca longobarda.

Più tardi,  a seguito della spartizione dei beni tra i due rami della famiglia, passò  alla  Contea di Santa Fiora.  Studi archeologici hanno stabilito che, quando intorno al 1100 gli Aldobrandeschi decisero di costruire la torre maestra, la rocca possedeva di già un palazzo in pietra di due piani fatto edificare molto probabilmente dal Marchese Ugo di Toscana tra il 970 e il 995. Gli ultimi interventi medievali furono eseguiti dalla Repubblica di Siena dopo il 1332.

Infatti nel corso del Trecento i Senesi cercarono più volte di espugnare il luogo, cosa che avvenne nel 1331 grazie all'assedio portato avanti da Guidoriccio da Fogliano; da allora Arcidosso e il suo Castello entrarono a far parte della Repubblica di Siena. Gli eventi storici successivi si legano con la storia della Repubblica senese. Nel 1980, nel Palazzo Pubblico di Siena, è venuto alla luce un affresco di probabile attribuzione a Simone Martini, in cui appare il Castello di Arcidosso in un contesto di non facile interpretazione, ma che sembra riferibile alla conquista di Guidoriccio da Fogliano del 1331.

Nella seconda metà del Cinquecento, a seguito della definitiva caduta di Siena, il luogo venne inglobato nel Granducato di Toscana, seguendone le sorti da quel momento in poi.

Il Castello Aldobrandesco di Arcidosso è costituito da un imponente edificio a due corpi di fabbrica (uno dei quali più ribassato), caratterizzati, nell'insieme, da una sezione quadrangolare che poggia, a tratti, su imponenti basamenti a scarpa; le pareti esterne sono rivestite in filaretto.

Il lato settentrionale del complesso fortificato si caratterizza per la presenza di una Torre Maestra che si eleva oltre il tetto del corpo di fabbrica più alto. La sommità della torre è coronata da una serie di archetti ciechi poggianti su mensole, che costituiscono la base della merlatura soprastante. Ancora oggi è rimato un tratto della prima cinta muraria che collega il Castello con l'ex Palazzo della Cancelleria, dove, prima che venisse costruito nel 1700 c'era una Torre che collegava le mura vicine alla Rocca con la Porta di Castello.

Dagli inizi del diciannovesimo secolo fino agli anni 80 fu adibito a carcere mandamentale.

NOTIZIE ATTINTE DA WIKIPEDIA  (https://it.wikipedia.org/wiki/Arcidosso)

 

 

BANDA MUSICALE PER RALLEGRAR LE GENTI

 

 

Il sodalizio vede la luce nel lontano 1824, ai tempi del Granducato, con lo scopo di"Rallegrar di Armonia il Paese".

Nel 1850 diventa banda comunale ottenendo nel corso degli anni riconoscimenti e premi di prestigio.

Dal 1971 al 1983 si prende una “pausa di riflessione” e riparte nel 1984, grazie all'associazione "La Riccia", con un nuovo gruppo di musicanti che affiancando agli strumenti tradizionali tamburelli, caccavelle ed altro, assume l’identità di Banda Folkloristica "Per Rallegrar le Genti ".

Presieduta da Franco Malinverno, diretta per oltre un ventennio dal maestro Franco Galella, vive un periodo di splendore costellato da gemellaggi e tour in varie parti d’Italia come Siena, Viareggio, Firenze, Besana Brianza, Pozzuolo del Friuli ed altre città peninsulari.

Dal 1987 al 1993 la banda è affiancata anche da un corpo di majorettes.

Nel 2006 altro arresto e nuova crisi con l’abbandono dei musicanti e la mancanza di rinnovo. Viene meno l'entusiasmo nei giovani che, però, non appendono al chiodo gli strumenti. Nasce così un progetto per un tipo di banda diverso e nel dicembre 2006 il nuovo gruppo, denominato Street Band,  fa la sua uscita ufficiale sotto la guida del maestro Marco Pericci e del Presidente Carlo Morganti.

Formata da circa 30 – 35 giovani, che interpretano un repertorio di musica più moderna, la nuova banda aggiunge strumenti elettronici e folcloristici come basso, chitarra elettrica, tamburi a cornice e riscuote un ottimo successo.  

 

LE IMMAGINI SONO STATE PRELEVATE DAL SITO DEL SODALIZIO

 

 

 

 

 

CORALE GIUSEPPE VERDI

 

 

Il Coro "Giuseppe Verdi" di Arcidosso nasce nel 1982 con l'intento di diffondere la Musica attraverso il canto corale, continuando la tradizione arcidossina iniziata nella seconda metà del 1800.

Il repertorio è rivolto a brani di polifonia classica (sacri e profani) di varie epoche, brani popolari, spirituals e brani di musica leggera.

Attualmente l'organico è composto da circa 22 Coristi adulti e da 8 giovanissimi.

Numerosi sono i concerti e le manifestazioni alle quali il Coro ha partecipato: a Siena , a Grosseto in varie rassegne, a Roma (Radio Vaticana), a Bourges (Francia), a Locarno (Svizzera) ed ha anche effettuato servizi liturgici a Roma (nella Basilica di S.Pietro e al Pantheon) e ad Assisi (Basilica di S. Francesco e Santa Maria degli Angeli), a Firenze (S. Croce), a Padova (Basilica di S. Antonio) e Vicenza (Santuario di Monte Berico).

Negli ultimi anni il Coro ha iniziato anche un’opera di recupero dei brani popolari locali, specialmente quelli relativi alla tradizione del Maggio e della Befana, cantando per le vie dei paesi e delle campagne antiche melodie.

Nel 2005 ha collaborato con l’orchestra di fiati “Arcadia Faber Band” di Abbadia S. Salvatore (SI), diretta dal M° Daniele Belloni, riscontrando un ottimo successo durante i numerosi concerti (tra gli altri ricordiamo il concerto nello splendido “Teatro delle Cave” di Ancona ed al Teatro Poliziano di Montepulciano) esibendosi ne “Il Viaggio” e “La Buona Novella” di Fabrizio de André.

Il 2 Dicembre 2007 ha partecipato al concerto “Viva V.E.R.D.I.” per il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi al Teatro Poliziano di Montepulciano.

La vigilia di Natale 2007 la Corale, insieme alla Street Band Arcidossina, sono state ospiti del Prefetto di Grosseto.

Nell’estate 2008 ha collaborato con la prestigiosa Chernivetsk Philarmony Symphonic di Lviv (Ucraina) presentando “Il Canto del Destino” di Brahms, sotto la direzione del M° Ugo Maccari.

Nell’Agosto 2009 ha partecipato al concerto di chiusura del  34° CANTIERE INTERNAZIONALE D’ARTE di Montepulciano con “Ode per il giorno di S. Cecilia” di G.F.Haendel sotto la direzione del M° Roland. 

Nel Giugno 2010 è stata invitata al prestigioso Ravenna Festival, con la direzione artistica del M° Riccardo Muti, e a Prato, collaborando con altre formazioni e presentando “L’inno del Pantheon” di Cherubini, sotto la direzione del M° Alessio Stabile.

Nella primavera 2011 ha collaborato con “Fondazione cantiere d’Arte Montepulciano” presentando il concerto sinfonico corale “Rosso Bianco e…Verdi” in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Nell’agosto 2011 la corale ha effettuato una tournée-scambio in Germania, a Naumburg (Saale),  che l’ha vista esibirsi nel Duomo e nella “Marientor” della famosa cittadina e presso lo splendido Castello di Burgscheidungen con la presenza delle autorità regionali.

 

            IMMAGINI DI REPERTORIO

 

 

A proposito di musica strumentale e canto corale c'è da sottolineare che Arcidosso è protagonista, insieme all'Amiata, di numerose canzoni, che artisti del luogo hanno composto per decenni in suo onore.

La verve artistica emergeva in particolare in occasione delle feste del "Ventinove"  caratterizzate dalla tradizionale sfilata dei carri allegorici.

Credo di fare cosa gradita agli arcidossini riportando il testo della composizione più nota che ha segnato una pagina importante di un'epoca non lontanissima.

 

Arcidosso 1931

 

Quando la primavera dura assai,

nelle vallate fresche dell'Amiata,

come un romanzo che non apre mai,

la bimba va per scusa alla Cascata.

    Per caso strano, poco lontano,

    si incontra con chi ieri l'ha guardata.

    Arcidosso, delle montagne sei nido di fate,

    bimbe belle all'ombra dei castagni addormentate,

    riccioli biondi splendono, come riflessi d'oro

    e a voi bimbe che solo amor sognate ognor,

   Arcidosso, Arcidosso, infiamma il cuor.

Si pattina e si danza, al chiar di luna,

girano le coppie all'impazzata,

manca all'appello una testina bruna,

per punizione a casa l'han lasciata.

    Combinazione, sotto il balcone, 

    qualcuno le stà a far la serenata.

    Arcidosso ...(ritornello)

La comitiva gaia e spensierata,

lassù per Monte Labbro si incammina,

una fanciulla indietro è già restata,

le stringe troppo al piede una scarpina.

    Destin fatale, c'era giù un tale,

    che rinunciato avea d'andare in cima.

    Arcidosso...(ritornello).

 

ALTRE IMMAGINI DI ARCIDOSSO

 

 

 

        

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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