GIM-18843 CASTELL'AZZARA | amiata-in-vetrina
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Castell’Azzara nasce tra l’undicesimo e dodicesimo secolo e nel 1216 viene menzionato come territorio appartenente al contado aldobrandesco  del ramo di Santa Fiora.

Fu ritenuto un appetibile luogo di conquista ed entrò nelle ambiziose mire delle città di Siena ed Orvieto. 

Nel 1297 gli orvietani ebbero la meglio ed il paese divenne territorio  della famiglia  dei Baschi.

Tornò successivamente agli Aldobrandeschi che mantennero il loro dominio fino al 1439, epoca in cui  passò alla famiglia Sforza in seguito al matrimonio tra Cecilia Aldobrandeschi e Bosio Sforza.

Il paese amiatino seguì da allora il destino della vicina Santa Fiora, finendo poi annesso al Granducato di Toscana nel XVII secolo.

Castell’Azzara vanta un passato importante per la presenza di giacimenti minerari, soprattutto di cinabro, noti fin dall’antichità e per essere stato centro minerario tra  il diciannovesimo e ventesimo secolo.

Il suo territorio si estende tra le pendici meridionali del Monte Amiata, fino alla sponda settentrionale dell'area del Tufo e alla valle del fiume Paglia.

Confina a nord con il comune di Piancastagnaio e la provincia di Siena, a est e sud-est con il comune di Sorano, a sud-ovest con il comune di Semproniano e a nord-ovest con il comune di Santa Fiora.

Il territorio comunale ha un dislivello variabile tra i 353 metri s.l.m. che si registrano presso la Villa Sforzesca e i 1.107 metri  della vetta del Monte Civitella che si eleva a ovest del centro abitato di Castell'Azzara, separandolo da quello della frazione di Selvena.

In particolare, la parte settentrionale, centrale e occidentale, che includono anche il centro di Castell'Azzara e quello della frazione di Selvena, risultano essere quasi interamente montuose; la rimanente parte meridionale ed orientale oscilla generalmente su quote collinari, più elevate verso sud e più basse verso est dove la valle del Paglia fa segnare valori altimetrici simili a quelli di quasi tutta l'area del Tufo.

Lo stemma di Castell'Azzara è costituito da uno scudo sannitico a sfondo bianco su cui è raffigurata una fortezza rossa con tre torri sormontate da tre dadi da gioco. Lo stemma ha la seguente blasonatura ufficiale: «d'argento al castello di rosso, torricellato di tre, il medio più alto, terrazzato di verde, sormontato da tre dadi al naturale segnati coi punti 3 - 5 - 4 di nero».  Il significato dei dadi, e da qui il toponimo, è legato alla tradizione che vuole il castello oggetto di una contesa tra due fratelli Aldobrandeschi: contesa che fu risolta con una partita a zara, gioco d'azzardo medievale con dadi.

 

 

LUOGHI  DI CULTO

 

CHIESA DI SAN NICOLA DI BARI

 

Documentata già sin dal 1276, quella oggi visibile è frutto di una ricostruzione totale avvenuta tra il 1841 e il 1850. Tra il 1923 e il 1933 sono stati effettuati alcuni interventi di restauro. All'interno è conservata una tela seicentesca raffigurante l'Assunta con i santi Martino e NiccoLò.

 

 

CHIESA DI SAN NICOLA DA TOLENTINO

 

Situata nella frazione di Selvena, è stata costruita nel 1797 e consacrata nel 1838, con l'aggiunta del campanile nel 1850. L'edificio è stato restaurato radicalmente nel 1935. La chiesa sorge a sostituzione dell'antica pieve fatta costruire nel 1238 dalla contessa Tomasia, come ricorda una targa posta sullo spigolo sinistro della facciata proveniente dalla vecchia pieve.

 

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