AMIATA IN VETRINA
Giulio Innocenti Mucci
Lassù sul Monte Amiata nasce il sole, lontano appare l'immensità...
Sono i versi di una nota canzone scritta tanti anni fa da un cittadino di Arcidosso, un inno poetico al maestoso, suggestivo, cono vulcanico spento del sud della Toscana, che spicca con i suoi 1737 metri di altezza sui paesi adagiati ai suoi piedi, ricchi di storia, cultura, arte, spiritualità, radicate tradizioni.
Questo spazio nasce con l'intenzione di rendere omaggio ad una terra incontaminata, alla sua gente ospitale, generosa, sagace, arguta, laboriosa, profondamente legata alle proprie radici contadine, artigianali e commerciali.
Spero che la mia passione per la fotografia ed i modesti trascorsi di giornalista riescano a darmi il giusto imput per raggiungere l'ambizioso traguardo.
Conto molto sul sostanzioso contributo di coloro che vorranno aiutarmi nel faticoso compito mettendo a disposizizione immagini, documenti importanti e significativi che raccontano la storia di questo incantevole angolo toscano.
Un anticipato grazie di cuore a tutti.
Giulio
Il Monte Amiata, antico vulcano spento del sud della Toscana, troneggia a cavallo fra le province di Siena e Grosseto, in una natura ricoperta da rigogliosi castagneti alla base e superbe faggete che ammantano tutto il cono fino alla cima. Si erge sulla Val d'Orcia, la Maremma, la vallata del lago di Bolsena, il Chianti. Si può far risalire la sua ultima eruzione a circa 700.000 anni fa. È attestata la presenza umana sull'Amiata fin dalla preistoria. La più antica testimonianza artistica è un graffito raffigurante un arciere. L'"arciere", da cui prende il nome la grotta in cui è situato, si trova nel comune di Abbadia San Salvatore ad un'altitudine di 1050 m.s.l.m.. La sua datazione è difficile da precisare ma si ipotizza che risalga all'età del bronzo. Per gli etruschi l'Amiata era la terra sacra, dove dimorava la loro divinità più importante: Tinia (Giove per i romani). Nel 1897 sorse sull'Amiata, ad Abbadia San Salvatore, una delle più importanti miniere di mercurio del mondo (seconda per ricchezza solamente a quella diAlmaden in Spagna). L'attività di estrazione e trasformazione del cinabro (da cui si ricava il mercurio), contribuì enormemente allo sviluppo industriale ed economico di Abbadia San Salvatore, apportando ricadute positive anche negli altri paesi Amiatini. La miniera fu chiusa intorno alla metà degli anni settanta.
Del passato minerario dell'Amiata, rimangono oggi due musei, ad Abbadia San Salvatore e a Santa Fiora.
Nel territorio sono presenti rocce e laghetti di origine vulcanica, nonchè le sorgenti dei fiumi Fiora, Albegna, Vivo, Paglia, che sgorgano dove finiscono le rocce trachitiche ed inizia il basamento calcare – argilloso. L'origine del nome Amiata deriverebbe, appunto, dal latino “ad meata”, ovverosia “alle sorgenti”. Altre ipotesi sull'etimo del toponimo Amiata sono state rappresentate in una rivista storico-culturale locale, ove si indica una derivazione da mons Tuniatus-Montuniata, con riferimento a Tinia, la massima divinità etrusca.
In terra amiatina sono situate numerose aree protette: la riserve naturali del Monte Labbro, di Pescinello, del Bosco dei Rocconi, di Poggio all'Olmo, della Santissima Trinità, del Monte Penna ed il Parco Faunistico.
Papa Pio II, nei suoi Commentarii IX, definiva così l'Amiata: « Scorrono per la montagna in grande quantità limpidissime acque sorgenti da luoghi deliziosi tali che ninfe e fauni non hanno mai trovato più belli, e queste acque formano ruscelli che rendono la terra sempre fresca e feconda e tale che nessun'altra montagna le può stare a confronto; ed io la giudico nelle delizie, nella bontà delle acque e dell'aria, non inferiore a quelle della Grecia, che gli antichi poeti divinizzarono nei loro canti. Quivi l'estate non ha luogo ed il suo posto è occupato dalla più ridente delle primavere; quivi l'uccello ha più dolce il suo canto, e il fiore più vivo il suo colore e più tenace il suo profumo. »
Padre Ernesto Balducci ne "La montagna incantata" recita: «Quando dalla vetta della montagna scivolo con lo sguardo sul grande manto verde, ho l'impressione di accarezzare un prodigioso scrigno
dove si conservano memorie millenarie abbarbicate allo strato di lava sceso dalla vetta trecentomila anni fa ».
Il rilievo toscano, oltre a sfoggiare un invidiabile look dipinto da splendidi paesaggi e panorami, è molto noto per i prodotti che regala ai residenti ed ai graditissimi ospiti. Primi fra tutti olio, vino, castagne e funghi.
Oltre alle bellezze naturali, paesaggistiche ed ai frutti della sua generosa e prolifica terra la montagna amiatina è conosciuta, anche fuori dai confini italici, per i movimenti religiosi che negli ultimi due secoli hanno scritto importanti pagine lasciando un tangibile segno.
Merita particolare menzione il movimento religioso-contadino fondato dal 1870 al 1872 dal “barrocciaio” David Lazzaretti noto come il “profeta dell’Amiata” e la Comunità Merigar fondata, sempre in quel di Arcidosso, dal lama Namkai Norbu.
Le notizie storiche surriportate e quelle relative ai paesi amiatini sono state tratte, per la maggior parte, da Wikipedia.
Dalla vetta dell'Amiata si assiste a uno spettacolo paesaggistico di rara bellezza.
Gli occhi spaziano all’infinito e ovunque si girano trovano di fronte uno scenario incomparabile per la vastità del territorio, la sua conformazione fisica, le suggestive bellezze. Nelle giornate terse, prive di foschia, l’orizzonte si dilata all’infinito e pone in vista la quasi totalità della catena appenninica, il massiccio del Gran Sasso e del Monte Catria, il Terminillo, i monti Sibillini, Falterona, Cimone, l’alto appennino parmense e parte di quello ligure. Delle città ai suoi piedi è possibile scorgere Grosseto, Siena, Arezzo, Viterbo e, quando le condizioni metereologiche lo consentono, in notturna, anche i bagliori di Roma.
Ottimamente o discretamente visibili anche il Lago Trasimeno e quello di Bolsena, l’arcipelago toscano con Isola d’Elba, Monte Argentario, nonché la Corsica.