GIM-18843 MUSEO MINERARIO ABBADIA | amiata-in-vetrina
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MUSEO MINERARIO ABBADIA SAN SALVATORE

Dall'inizio dell'ottocento le miniere dell'Amiata assieme a quelle spagnole di Almaden e a quelle slovene di Idrija hanno sfruttato i principali giacimenti di mercurio nel mondo.
Nella metà dell'ottocento, geologi e ricercatori cominciarono ad esplorare il territorio dell'Amiata alla ricerca di giacimenti di cinabro per la produzione del mercurio.
Le prime ricerche non ebbero molto successo, vennero abbandonate e poi riprese, sino a quando, nel 1897, le nuove esplorazioni portarono alla individuazione di un giacimento in località le Lame che si dimostrò essere il più importante della zona. IN seguito a questi ritrovamenti il 20 giugno 1897 fu fondata a Livorno da Vittorio Emanuele Rimbotti in associazione con uomini d'affari tedeschi la Società Anonima delle Miniere di Mercurio del Monte Amiata che, nell'agosto dello stesso anno, dopo aver acquistato terreni in località Le Lame e l'Ermeta, avviò la costruzione dello stabilimento metallurgico. L'infrastruttura tecnica dello stabilimento, progettato dal direttore tecnico Friedrich Amman con la collaborazione dell'Ing. Vincenzo Spirek, era composta di quattro forni Cermak-Spirek muniti di condensatori e ventilatori, da un'officina meccanica e da un piccolo bacino idrico per la produzione di energia elettrica. Il 31 gennaio 1899 con l'accensione dei primi forni entra in attività la miniera di Abbadia San Salvatore.
Durante i primi anni del secolo, la miniera fu in continuo fermento: si acquistarono nuovi terreni, si aprirono nuove gallerie, vennero costruiti nuovi impianti secondo le tencologie più avanzate, si accrebbe il numero di minatori occupati e aumentò la produzione di mercurio che dal 1900 al 1920 passò dall'8% al 25% dell'intera produzione mondiale. Contemporaneamente si potenziò la struttura finanziaria con l'entrata nella società di un nuovo partner: la Banca Commerciale Italiana.

Allo scoppio della prima guerra mondiale in miniera si lavorava a ritmi elevatissimi. La produzione venne requisita dalle autorità militari. I tecnici tedeschi partirono da Abbadia e il controllo finanziario e direzionale della Monte Amiata passò totalmente in mani italiane (la Banca Commerciale Italiana). Dopo la guerra la Monte Amiata venne a beneficiare di una solida situazione finanziaria. Vantava un'oraganizzazione tecnico-produttiva all'avanguardia: nel 1925 la miniera di Abbadia, orami sviluppata in sotterraneo per oltre dieci livelli, disponeva di tre asciugatoi rotativi, di sette forni Cermak-Spirek a cupole e di quattordici forni a torre Spirek. L'attività proseguì con regolarità fino al 1930 quando, a cuasa della grande crisi economica mondiale, si dovette far fronte alla forte contrazione delle vendite e dal sensibile calo dei prezzi sul mercato mondiale. Nel 1932 il ministero dell'industria accolse la domanda della Società Monte Amiata di cessare i lavori. Il personale venne drasticamente ridotto alle sole necessità di manutenzione delle gallerie. IL salvataggio economico della miniera fu possibile grazie all'intervento dell'IRI che dispose il trasferimento della Monte Amiata all'industria di Stato. Ciò consentì, nel 1936, la ripresa dei lavori che continuarono a ritmi regolari fino a tutto il 1943. Con il passaggio della guerra, nel 1944, la produzione venne dimezzata anche a casua dei danni subiti dagli impianti: furono distrutti tutti i forni Spirek, la cabiona di trasformazione e le installazioni dei pozzi. Fortunamente la centrale idroelettrica e buona parte del materiale e delle attrezzature, opportunatamente occultati, si salvarono. Nel 1946 l'attività produttiva della miniera raggiunse nuovamente i valori d'anteguerrra con 30.000 bombole prodotte e l'impiego di circa 950 operai. Dal 1948 sino alla fine degli anni 50 l'attività mineraria conobbe periodi alterni: a piccole crisi, con conseguente diminuzione della produzione e della manodopera, si susseguirono periodi di ripresa produttiva dovuta al buon andamento del mercato internazionale del mercurio. Vennero potenziati i lavori in sotterraneo con la realizzazione di nuovi pozzi (Garibaldi e San Callisto) furono installati nuovi forni a tencologia più avanzata (Gould), migliorarono le condizioni lavorative dei minatori sia in sotterraneo che nello stabilimento metallurgico. Per tutti gli anni ' 60, nonostante l'instabilità del mercato l'aumento delle giacenze di bombole invendute e la riduzione della manodopera l'attività produttiva e di ricerca continuò e vennero apportati, in adeguamento all'evoluzione delle tecniche minerarie, miglioramenti alle metodologie di lavoro, all'ambiente di cantiere e alle condizioni di sicurezza. Intorno al 1969-70, si aprì una crisi del mercurio a scala mondiale. Essa fu causata principalmente da motivi ecologici e da una più diffusa consapevolezza degli effetti inquinanti dell'impiego del mercurio nell'industria chimica. Ciò fece scattare, nelle nazioni industrialmente più progredite, l'emanazione di norme assai restrittive riguardo all'uso del minerale. Ne derivò un'intensa ricerca di prodotti sostitutivi. Al rischio ecologico si aggiunse l'arrivo di nuovi produttori, principalmente paesi in via di sviluppo, in grado di praticare prezzi di vendita molto bassi e quindi assai concorrenziali. A causa di queste difficoltà l'intero bacino mercurifero del Monte Amiata, compresa la miniera di Abbadia San Salvatore, cessò definitivamente la sua attività nel 1972.

Per mantenere la preziosa memoria di questo importante periodo della economia badenga è sorto il Museo Minerario che ripropone un viaggio nell'affascinante storia, talora misteriosa, del mercurio e del suo minerale, il cinabro. Il Museo mette inoltre in risalto le vicende delle popolazioni del Monte Amiata che, tramite questo minerale e la sua lavorazione, hanno  ricavato prosperità, sviluppo, ma anche drammi sofferenze, sacrifici. E' un viaggio attraverso le vicende di persone che nella miniera hanno perduto la  salute, la  gioventù , la vita, un itinerario attraverso centri urbani e villaggi che hanno cambiato il loro volto, il loro modo di essere. E' la storia della miniera che, ricollegandosi ad un'antica consuetudine di convivenza con il cinabro e con il mercurio, ha costituito il ponte verso la modernità, con tutti i fasti ed infamie che questa parola evoca allorchè essa è divenuta industria.

Con il museo è stato possibile il salvataggio e la valorizzazione di un consistente patrimonio archivistico il cui destino più probabile sarebbe stato la dispersione e la distruzione.  

Il museo è diviso in vari settori: L'Amiata e il mercurio, il lavoro ai forni, la falegnameria, la salute in galleria, il lavoro in galleria, le lotte dei lavoratori, la geologia,  l'officina elettrica, l'officina meccanica, la storia di una miniera.

Da qualche anno l’itinerario di visita è stato arricchito da una nuova struttura, la Galleria livello VII. Si tratta del primo percorso sotterraneo allestito all’interno del Parco minerario. 

Nella galleria, interamente rivestita in legno, sono ricostruiti vari ambienti corredati di utensili, macchinari e sono state ricreate alcune fasi di lavoro; i fronti di escavazione con terreni contenenti cinabro, entro un’atmosfera suggestiva di suoni e di odori resa ancora più coinvolgente dalle voci degli ex minatori che fanno da guida alla visita. La visita guidata può essere effettuata anche con un trenino originale.

 

NOTIZIE RILEVATE DAL SITO DEL MUSEO

 

Immagini recenti a colori, personali.

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